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LA PAROLA
DEL MESE

NELLA MISURA IN CUI PARTECIPATE ALLE SOFFERENZE DI CRISTO, RALLEGRATEVI PERCHÉ ANCHE NELLA RIVELAZIONE DELLA SUA GLORIA, POSSIATE RALLEGRARVI ED ESULTARE”

(1PT 4, 13).

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Giovani: preoccupazioni e speranze

PapaIl Santo Padre Benedetto XVI ha richiamato varie volte in questi anni l’importanza dell’emergenza educativa nei confronti dei nostri adolescenti e giovani, che vivono ormai senza valori e punti di riferimento, lasciati a loro stessi o in balia di un mondo effimero, consumista, sfruttatore e strumentalizzante. Sia che siamo al telegiornale, al bar o in qualsiasi altro luogo pubblico, il quadro che ci si presenta è sempre lo stesso: superficialità, vuoto di valori, confusione, errori di prospettiva e di impostazione della vita, scelta del più facile e del tutto subito che portano a esperienze deleterie nella vita personale, familiare e sociale.Sorgono spontanee le domande : Ma perché tale vuoto, tale mancanza di punti di riferimento? Perché tale confusione, scombussolamento e cecità di fronte anche alle verità più semplici ed evidenti?
Le risposte sono altrettanto spontanee: Il disorientamento nasce perché manca il perno intorno al quale far girare la propria vita. Un Perno che distribuisca le nostre energie, che metta ordine nelle nostre potenzialità e nelle nostre scelte: manca Dio, accolto come Amore, Luce e Verità della propria Vita.


Papa e giovaniQualche tempo fa, si cantava la canzone “Dio è morto”: il testo echeggiava che Dio era morto nel contesto della nostra società... ora Dio sta morendo o è già morto anche nel cuore delle persone e in particolare nei nostri giovani per i quali Dio, la fede, la verità, il peccato… sono diventati termini vuoti, fuori dalla loro realtà, dal loro vissuto. Mi diceva un giovane: “La religione non mi dice niente; non mi riguarda… non ci capisco niente. Dio, la Chiesa, la Grazia, la Risurrezione… a che serve tutto questo? Pure a volerci capire qualcosa, a cosa serve? Ho forse bisogno della religione per capire gli uomini, l’universo, la storia? Sarà la religione a darmi un lavoro, salute, gioia di vivere, felicità?....”. Tale risposta unita alle domande annesse, rivela una concezione materialistica dell’uomo, un proiettarsi e polarizzarsi solo nel ciò che è materialmente utile qui adesso e ci si dimentica di avere un anima, un cuore, dei sentimenti, un bisogno d’infinito che non ci lascia in pace…ci si riduce ai bisogni materiali, fisiologici, economici! Si dimentica il proprio essere spirituale,il proprio mondo affettivo, intellettuale, il proprio destino eterno: “L’uomo… verme nato a formare l’angelica farfalla” come diceva Dante.
Mamma mia che riduzionismo! Che aridità!


Giovane riccoE perché i giovani sono così? Perché noi adulti abbiamo fatto brillare davanti ai loro occhi e al loro cuore soltanto un mondo materialista, consumista, edonista, dove tutto è lecito per raggiungere il dio denaro, il dio piacere, il dio potere e tanti altri idoli collegati…Non siamo stati capaci di far brillare davanti ai loro occhi l’immensità e la bellezza di un Dio Amore, la grandezza dell’uomo fatto a immagine di Dio e chiamato all’Amore e a una vita immortale, l’importanza della famiglia, culla dell’Amore e della vita, cellula fondamentale della società. Abbiamo invece offerto tante volte l’immagine di un Dio soltanto giudice, staccato dalla nostra vita, di una preghiera pesante o noiosa, di una legge vissuta più per tradizione che per convinzione e i giovani hanno ripiegato sul più facile, sul più immediato, accontentandosi dell’effimero, del nulla.


GiovaniDi fronte a questo dato di fatto, cosa possiamo fare?
Iniziamo ad amare e avvicinarci ai giovani: è fondamentale fermarci a parlare con loro, rompere la loro solitudine e ridurre le distanze , le separazioni tra noi e loro. A noi sembrano troppo orgogliosi e sicuri di loro stessi, perché appaiono come se non volessero imparare; infatti non chiedono, ma semplicemente raccontano. Raccontano le loro storie d’affetti, il desiderio di una vita più serena, la poca voglia di tirare avanti all’università, la poca speranza di trovare un lavoro. Ed è proprio qui, tra le loro ombre e solitudini che può giocare un ruolo decisivo, la persona che li ama, che li ascolta, che ama ciò che dicono ed entra nelle situazioni della loro vita e riesce ad orientarli a compiere passi verso la realizzazione di valori veri. E’ da questo contatto sincero, vivo e personale che può nascere un rapporto d’amicizia, di collaborazione per un cammino verso la Luce “che illumina ogni uomo che viene in questo mondo”. Cammino che può avere percorsi differenti a secondo dei punti di partenza e le mete da raggiungere. Un cammino che ridona ai nostri giovani la vera giovinezza, la gioia e la Pace di Gesù Risorto, presente tra noi.

Padre Sergio Raiteri (aprile 2010)